Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

Presentazione

Vari anni son trascorsi da quando il sig. Guglielmo Polo, autore della presente pubblicazione, venne da me, nella Biblioteca Capitolare, per fare ricerche di documenti, i più antichi possibili, riguardanti Ponzano, Paderno e Merlengo. Mi mise al corrente del suo proposito di compilare una «Storia del Comune di Ponzano», dalle origini fino ai nostri giorni e lo trovai entusiasta e perseverante, non indietreggiando mai innanzi alle difficoltà, alle perplessità e alla fatica che simili lavori preoccupano chi si accinge a scrivere. Da allora son fioriti, uno dopo l’altro, i capitoli di questa «Storia». Al lettore meticoloso, direi, puntiglioso, potrebbero sembrare slegati tra di loro, ma quando si è giunti alla fine, ci si accorge che è stato detto tutto, o, per lo meno, si sono toccati i punti che si dovevano trattare, ricavandone una visione d’insieme esauriente e completa. E non è da dire che i vari temi siano trattati in superfice, a fior di pelle, come argomenti valevoli per la storia di un qualunque altro gruppo di paesi: a mio avviso rispecchiano non solo la realtà concreta, ma riproducono le disposizioni animiche dell’autore, che si immedesima con i fatti antichi e nuovi, con le vicende tristi e allegre, con le persone e la loro attività, con l’ambiente perfino geografico. A parte la ricca e precisa documentazione, nel suo dire semplice e piano, l’autore si rivela un «innamorato della sua terra». Ed è questo, forse, uno dei lati migliori che avvolge di simpatia la narrazione; ed è uno stimolo per il lettore ad apprezzare lo sforzo dello scrittore, ma anche ad invogliarlo ad amare il proprio paese, le sue istituzioni civiche, sociali, religiose, pur dentro i limiti e l’accondizionamento umano, che costituiscono, però, un patrimonio così bello e glorioso della nostra gente. Nella ricorrenza degli avvenimenti storici, nell’affannoso respiro di tanti personaggi tratti alla luce dall’oscurità degli archivi o dell’oblio dell’uomo, nel pulsare di una vita, di usi e costumi in gran parte scomparsi, di un folclore che ha perduto la sua freschezza e colorito, c’è l’anima di un popolo che ama, soffre, è allegro, lavora e si sacrifica e canta sempre l’inno alla vita semplice e sana.

Dobbiamo dar atto di ciò al carissimo sig. Guglielmo Polo, ringraziandolo sinceramente per il suo regalo. Credo che, quanto detto, costituisca la miglior ricompensa alla sua fatica.

Mons. Angelo Campagner

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